Da domenica 10 marzo a lunedì 8 aprile 2024 si celebra il Ramadan, il periodo sacro più importante per la comunità islamica in cui i fedeli osservano un periodo di digiuno e preghiera. Si tratta del nono mese del calendario lunare musulmano: il mese, secondo la tradizione islamica, in cui furono rivelati i primi versetti del Corano al profeta Maometto più di 1.400 anni fa. Quasi due miliardi di persone, circa il 23% della popolazione mondiale, vivono questo tempo sacro. Il Ramadan è il quarto dei cinque pilastri fondamentali dell’Islam. Storie di Storia, per gentile concessione dell’editore, pubblica un estratto del saggio “I cinque pilastri. Fondamenti del culto musulmano” scritto per le Edizioni Paoline da Yahya Pallavicini, Vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana e Imam della Moschea Centrale al-Wahid di Milano. Buona lettura!
SIYÀM, IL DIGIUNO
IL QUARTO PILASTRO DELL’ISLAM
Di Yahya Pallavicini (Vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana e Imam della Moschea Centrale al-Wahid di Milano).
IL MESE LUNARE DI RAMADAN
Il quarto pilastro del culto islamico è il digiuno durante il mese di Ramadan. Ramadan è il nome del nono mese del calendario islamico. Si tratta di un calendario composto da dodici mesi lunari. Ogni mese segue quindi il ciclo della luna, che ha una durata variabile di ventinove o trenta giorni.
Ne consegue che il calendario lunare è indipendente dalle stagioni e l'anno del calendario islamico è più corto di quello solare, in uso in Occidente, di circa dieci-undici giorni, con il conseguente anticipo ogni anno del mese di Ramadan rispetto al calendario vigente in Italia. Si dice che questo genere di calendario sia indicativo di una civiltà nomade, in quanto la qualità del tempo non è associata ai ritmi ripetitivi delle stagioni e delle raccolte, ma è strettamente improntata su ritmi puramente spirituali.
La giornata islamica ha inizio al tramonto, e così anche i mesi lunari, che richiedono la visione della luna nuova per determinarne l'inizio effettivo, particolarmente nel caso del mese di Ramadan e della sua fine. Questa necessità della visione diretta del crescente lunare ha un significato profondo, indicativo di come la tradizione inviti i credenti a ricondurre costantemente i segni di Dio alla loro causa prima, senza dare nulla per scontato.
Questa sensibilità sul tempo e sul calendario parametrato con un riferimento al ciclo della luna presenta alcune conseguenze interessanti. Infatti, con l'eccezione degli equinozi di primavera e di autunno, ogni durata solare del giorno varia in tutti i punti della terra (tranne all'equatore). Le ore di luce durante il mese di giugno, ad esempio, sono lunghe nell'emisfero terrestre settentrionale e corte nell'emisfero meridionale. Di conseguenza, la durata del digiuno varia per il musulmano ogni anno, sia in Occidente sia in Oriente, ma, secondo alcuni calcoli di antichi scienziati musulmani, nell'arco temporale di trentatré anni, ogni musulmano in qualsiasi parte della terra avrà digiunato un numero totale di ore identico a quello di qualsiasi altro musulmano in altre regioni del mondo'.
Il Corano recita: «Il mese di Ramadan è il tempo nel quale è disceso il Corano, guida per le genti, segno evidente di retta conduzione e discernimento tra bene e male» (Cor. 11,185). La rivelazione del Corano corrisponde alla discesa di una realtà metafisica nel quadro miracoloso e misterioso della cosmologia e dei suoi simboli astrali, la luna, la notte, il sole, il giorno. Il beneficiario è il cuore del credente, che ha il compito di regolare la circolazione della grazia divina per la disciplina dell'anima e del corpo.
Questa irruzione avviene, secondo la tradizione islamica, in una notte benedetta del mese di Ramadan, per la quale il fedele musulmano si predispone digiunando e astenendosi da bisogni fisici e soddisfazioni terrene, nella ricerca di una capacità di accogliere la comunicazione delle presenze angeliche, dell'ordine spirituale e della pace.
In questa prospettiva il mese di Ramadan assume una qualità particolare rispetto al resto dell'anno: è il tempo sacro che ha accolto la manifestazione sintetica del messaggio eterno e rinnovato del Misericordioso. La sensibilità del musulmano partecipa di questa dilatazione straordinaria dell'istante, proprio compiendo il digiuno.
L’ALTERNANZA DEL GIORNO E DELLA NOTTE
Il digiuno consiste nell'astensione da alimenti, bevande e rapporti intimi coniugali per tutta la durata del mese di Ramadan, ogni giorno, dall’alba al tramonto. Ogni sera, puntualmente al tramonto, la famiglia musulmana si riunisce per interrompere il digiuno con un pasto che si alterna alle preghiere e al riposo fino all'ultimo pasto della notte, che avviene poco prima dell'inizio del tempo della preghiera che precede il sorgere del sole. In sintesi si digiuna nelle ore diurne e si interrompe il digiuno dal tramonto all'alba, per tutta la durata del mese lunare di Ramadan.
C’è in questo un segreto magnifico, che è il seguente. La notte è assenza e occultamento, mentre il giorno è presenza e manifestazione; il giorno è un segno dell'esistenza del Creatore, mentre la notte è un segno dell'esistenza dell'alterità, di ciò che è altro da Dio. È quanto indica la parola del Profeta: «Dio ha creato le creature nell'oscurità, poi ha effuso su di esse la Sua luce. Coloro che sono stati raggiunti da tale luce saranno ben guidati. Coloro che non ne sono stati raggiunti si smarriranno>>.
Non si tratta di ribaltare le abitudini mangiando di sera e dormendo di giorno, ma di ritrovare il senso delle proporzioni e delle priorità quotidiane, che rischiano di essere legate solo a questo mondo e non più in funzione dell'altro.
Dunque, si continua a lavorare e studiare di giorno, mentre di notte si riscopre l'unità della famiglia a cena e nelle veglie di preghiera serali, e si prende coscienza che, senza fanatismi o diete, si riesce a vivere la grazia di mangiare meno e continuare a lavorare e studiare. Successivamente, si vive la stessa grazia, in modo diverso, nel continuare a nutrirsi e a pregare mentre si dorme di meno.
C'è un ritmo della grazia che amministra le forze del musulmano nel suo digiuno di Ramadan e «l'alternarsi del giorno e della notte, unito alla creazione dei cieli e della terra», richiama ancora meglio «i segni per gente che ha sano intelletto» (Cor. 111,190).
LE CONDIZIONI DEL DIGIUNO
Ogni musulmano adulto, in buona salute, ha l'obbligo del digiuno per tutta la durata del mese di Ramadan, dall'alba al tramonto. Le persone ammalate o impegnate in lunghi viaggi, i bambini, le donne in gravidanza o che allattano o nel periodo mestruale, sono esentati e potranno recuperare in seguito. Al-Ghazàli individua tre livelli del digiuno:
il digiuno comune a tutti i musulmani, ovvero l'astensione dal cibo, dalle bevande e dagli impulsi sessuali;
il digiuno dei musulmani pii e devoti: in aggiunta alle regole comuni, il digiunatore devoto si astiene dal peccato delle mani, dei piedi, della vista e delle altre membra del corpo;
3) il digiuno degli eletti: queste persone esercitano il digiuno della mente. In altre parole, non hanno altro pensiero che per Allah e per l'Altro mondo. Essi pensano a questo mondo soltanto con un'intenzione per l'Altro mondo, essendo il terreno di semina per il futuro.
Il digiuno dei pii viene poi articolato da Al-Ghazali in sei aspetti:
preservare l'occhio da ciò che è causa di peccato o che distoglie dal ricordo di Allah;
preservare la lingua da discorsi inutili, falsità, maldicenze e calunnie, discorsi offensivi, oscenità, ipocrisie e litigi;
preservare l'orecchio dall'udire discorsi malvagi poiché ciò che è illecito da dire è anche illecito da ascoltare;
preservare le mani, i piedi e gli altri organi e membra del corpo dal peccato e dalle cattive azioni;
preservare lo stomaco dalle cose illecite nella rottura del digiuno, compreso il riempirsi fino alla sazietà o in eccesso, seppure di cibo lecito;
mantenere la propria mente tra il timore e la speranza, poiché il digiunatore non sa se il suo digiuno verrà accettato oppure no, se con il digiuno si sarà avvicinato ad Allah oppure noi.
In un hadith Dio dice: «Ogni atto del figlio di Adamo gli appartiene eccetto il digiuno, questo Mi appartiene e sono Io che ne pago il prezzo».
L'insegnamento dei maestri musulmani nell'interpretazione di questo obbligo rituale è molto profondo: occorre per il musulmano realizzare un'astensione da se stesso affinché Dio possa essere presente con il suo digiuno. Il digiuno non è ciò che appare o ciò che l'individuo percepisce rispetto ai sensi nella sua nobile obbedienza rituale o sacrificio personale, ma il digiuno è una non-azione che permette un'intimità di carattere spirituale tra Dio e il suo servitore fedele. La non-azione del credente incontra il digiuno di Dio e il «prezzo» è la scoperta dell'identità di Dio che è agente, mentre il musulmano è l'ospite che si dispone all'accoglienza.
Il digiuno mira ad assimilare l'Attributo divino dell'Autosufficienza, nella misura delle capacità umane, interrompendo il soddisfacimento dei bisogni e delle inclinazioni dell'anima, affinché l'uomo possa farne a meno ed essere sufficiente a se stesso. Il Profeta insegna a questo proposito che «la ricchezza o l'autosufficienza non risiedono nella quantità materiale; la vera ricchezza o vera autosufficienza è quella dell'anima».
LA NOTTE DEL DESTINO
In Nome di Allah, il Misericordioso
nella trascendenza, il Misericordioso nell'immanenza. In verità Noi lo [il Corano] abbiamo fatto discendere nella Notte del Destino.
E cosa ti farà sapere cosa è la Notte del Destino?
La Notte del Destino è migliore di mille mesi. Discendono in essa gli angeli e lo Spirito
con il permesso del loro Signore, che ordina ogni cosa. La Pace permane fino all'alba
(Cor. XCVII,1-5).
Secondo alcune interpretazioni il termine arabo al-Qadr, che dà il titolo a questo capitolo del Corano e che abbiamo tradotto con «destino», contiene anche il significato di potenza, predestinazione. Altri giuristi optano per l'intraducibilità del termine in altra lingua.
In qualche misura, il carattere di questa «notte di al-Qadr», che la rende così diversa da tutte le altre notti e «migliore di mille mesi», è anche rappresentato dalla eccezionale capacità del cuore del pio musulmano di accogliere una nuova rivelazione. Il cuore, già sede, secondo l'insegnamento dei maestri musulmani, della presenza di Dio, si apre e incontra «nuovamente» la «potenza» del suo Signore, che rinnova la sua discesa, apertura e unione.
Di conseguenza, il musulmano, mentre digiuna, ospita un'elevazione, un'ampiezza della conoscenza e un gusto spirituale che lo rendono più affine all'Uomo universale.
Tratto dal libro “I cinque pilastri. Fondamenti del culto musulmano”. Paoline Editoriali libri.
Copyright © 2019 FIGLIE DI SANPAOLO – Milano
Yahya Pallavicini (Vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana e Imam della Moschea Centrale al-Wahid di Milano)
LA SURA
È nel mese di Ramadàn che abbiamo fatto scendere il Corano, guida per gli uomini e prova di retta direzione e distinzione. Chi di voi ne testimoni [l’inizio] digiuni. E chiunque è malato o in viaggio assolva [in seguito] altrettanti giorni. Allah vi vuole facilitare e non procurarvi disagio, affinché completiate il numero dei giorni e proclamiate la grandezza di Allah che vi ha guidato. Forse sarete riconoscenti!
[Corano 2:185]
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SEGNALAZIONI
Libro: Il Corano, a cura di Alberto Ventura e Ida Zilio-Grandi, commento dei Curatori: M. Yahia e M. Ali Amir-Moezzi, Mondadori, Milano, 2010
Museo: Muhammad, Museo internazionale dedicato alla vita del profeta Muhammad e della civiltà islamica, presso la sede dell’ISESCO a Rabat (Marocco). Con il patrocinio dell’ISESCO (Organizzazione Islamica per l'Educazione, la Scienza e la Cultura), della Lega Mondiale Musulmana e la Rabita Mohammadia des Ulémas du Maroc.